Lo studiolo di Belfiore.Lo Studiolo di Belfiore faceva parte della perduta delizia estense di Belfiore a Ferrara. Voluto, come luogo di ritiro e private meditazioni, da Lionello d'Este nel 1447 poi completato all'epoca di Borso attorno al 1463, è ritenuto il primo studiolo principesco italiano. Le decorazioni furono realizzate da diversi artisti ma la perdita dello studiolo ha comportato la dispersione del suo patrimonio in vari musei. L'importanza dello studiolo sta nell'essere, con l'altra delizia estense di Schifanoia, alla base della formazione della cosiddetta "officina ferrarese" (Roberto Longhi).
Giovanni da Oriolo, Ritratto di Lionello d'Este, tempera su tavola, 1447, National Gallery, Londra |
Le tematicheLa decorazione della Palazzina di Belfiore fu concepita da Guarino Veronese, il precettore di Lionello, che ideò un ciclo pittorico dedicato alle nove Muse. L'umanista, tramite dei versi, definì l'aspetto di queste figure mitologice e il loro collegamento con le attività umane, in particolare l'agricoltura. S'intendeva in sostanza elogiare il buon governo di Lionello, analogamente a quanto farà i fratellastro Borso alcuni decenni dopo nel palazzo di Schifanoia. A queste tele si aggiungevano una serie di tarsie lignee eseguite dai De Lendinara.
Angelo Maccagnino e collaboratore, Erato, tempera su tavola (123,5x72,1 cm), 1450-1460 ca., Pinacoteca Nazionale di Ferrara. |
Focus: la ninfa calliopeL'opera è considerata una tra le più rappresentative della prima produzione dell'artista e, in generale, della scuola ferrarese. La scoperta -sotto la stesura a olio- di un primo dipinto a tempera mostrante la musa su di un trono di canne d'organo, ha fatto pensare che il soggetto originale potesse essere stato Euterpe, ninfa della musica.
La musa è raffigurata seduta su di un trono, con in mano un rametto di ciliegio, riferimento alle attività agricole. Il punto di vista è ribassato, e dona monumentalità alle figure creando un contrasto con l'esuberanza delle decorazioni del trono in marmi policromi con complesse decorazioni dorate. Il tutto è sottolineato dalla luce incidente che fa sembrare l'insieme metallico o brillante come gemme. Il prototipo di questo tipo di decorazione sfarzosa e colta è la bottega di Francesco Squarcione a Padova, dove Tura ebbe una prima formazione. Ma la sua fantasia si fa ancora più sfrenata degli squarcioneschi, combinando gli elementi decorativi con grande libertà fino a raggiungere una tensione quasi surreale. Il panneggio appare rigido e scultoreo, come se fosse sbalzato nella pietra. Un altro input del ferrarese è la luce chiara di Piero della Francesca, dal quale imparò probabilmente anche le regole per la costruzione prospettica e l'uso dei colori a olio. Cosmè Tura, Calliope, tempera all'uovo e olio su tavola (116,2×71,1 cm), 1460, National Gallery, Londra |